Questo articolo è dedicato a tutte quelle donne che non hanno avuto un’esperienza positiva del parto. Riconoscerlo, e sentire di aver bisogno di aiuto per elaborare le paure, le difficoltà e in generale tutte le emozioni legate a un parto traumatico è già un atto di grande consapevolezza e coraggio.
Parto traumatico, un’esperienza difficile per le madri e chi le assiste
Si stima che la percentuale di donne che hanno affrontato un parto traumatico oscilli tra il 3% e il 6%.
Ma come si configura di preciso il parto traumatico?
In termini squisitamente medici, il parto viene considerato traumatico quando durante il travaglio si riscontra una seria minaccia per l’integrità e la vita della madre e/o del bambino. A volte, questa minaccia porta a un parto cesareo d’urgenza. Nel parto traumatico possono inoltre verificarsi gravi lesioni fisiche alla madre o al bambino.
Tuttavia, un parto può rivelarsi traumatico anche senza che vi sia alcuna minaccia alla salute o alla vita della mamma e del suo bambino. Il trauma può essere infatti soggettivo e vissuto dalla madre indipendentemente da particolari condizioni mediche o cliniche.
Il parto è e rimane uno degli eventi più stressanti nella vita di una donna. Pur essendo un “atto” fisiologico, il parto rappresenta un momento nel quale la vita e la morte si sfiorano e a volte si toccano. È un momento nel quale il dolore intenso porta spesso la partoriente a vivere sensazioni estreme di perdita di controllo e di paura per la sua vita e per quella del suo bambino.
L’intensità di tali sensazioni è fortissima sia per la donna sia per chi assiste al parto, partner compreso.
Il dato interessante, infatti, è che anche i padri possono soffrire il trauma legato al parto difficile per la nascita del figlio. Se ogni anno circa 6,6 milioni di madri soffrono le conseguenze di un parto traumatico, ben 1,7 milioni di padri sviluppano una forma di disturbo da stress post-traumatico correlato all’assistenza al parto.
È proprio l’intensità di questo momento e le conseguenze che il parto ha sul piano psicologico per la donna a far sì che, a ragion veduta, il parto possa essere annoverato tra gli “stressor” capaci di determinare un disturbo post traumatico da stress.
Il disturbo post traumatico da stress dopo il parto
Per intenderci, questo disturbo è la risposta patologica degli individui ad un evento fortemente travolgenteche ha rappresentato una minaccia all’integrità fisica del soggetto o di qualcuno a lui caro e che ha determinato una reazione di paura intensa, sentimenti di impotenza e di orrore.
Gli eventi in grado di determinare reazioni di questo tipo sono tipicamente gli incidenti stradali, le catastrofi naturali, gli abusi e le violenze.
Apparentemente inserire il parto, che di per sé è un evento positivo ed è quasi sempre l’esito di una scelta precisa e libera, tra gli eventi capaci di determinare una reazione psicopatologica sembra controintuitivo.
In realtà, uno studio australiano condotto nel 2000 (Creedy) indica che su 499 partorienti esaminate, almeno il33% indicava il parto come un’esperienza traumatica e almeno il 5,6% a 6-7 settimane dal parto manifestava sintomi di stress post traumatico.
Lo stress post traumatico può manifestarsi con flashback, ricordi intrusivi, incubi e condotte di evitamento. Questi sintomi possono anche cronicizzare, portando a difficoltà psicologiche ed emotive.
Molto spesso, le donne traumatizzate dal parto rifiutano nuove gravidanze o ricorrono al cesareo programmatosolo per allontanare lo spettro dell’evento che le ha fatte tanto soffrire.
Altre, invece, dopo un parto traumatico, per paura di una nuova gravidanza, rifiutano più o meno consapevolmente di recuperare la dimensione sessuale del proprio rapporto di coppia.
Il sostegno alle madri con sintomi di stress post traumatico legati al parto
È evidente che una mamma traumatizzata dalla nascita del suo bambino è una mamma costantemente in ansiarispetto ai pericoli reali ed eventuali, è una mamma ipervigile, è una mamma che farà fatica a dedicarsi in maniera serena ad accudire suo figlio.
Come si può intervenire in questi casi?
Un aspetto da considerare primariamente è quello legato alla prevenzione, da attuare in primis partendo dalla gravidanza, offrendo un’assistenza basata sull’ascolto della donna e sul rafforzamento delle sue competenze, in modo da favorire fiducia nel corpo e nella nascita.
Nel dopo parto, ginecologi, ostetriche, puericultrici e medici di famiglia dovrebbero prestare estrema attenzione alle condizioni di salute psicologica oltre che fisica delle puerpere così da suggerire un intervento precoce e miratoalla soluzione del problema.
Inoltre, nel luglio del 2012, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato nelle sue linee guida per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress una terapia d’elezione, l’EMDR (Eye Movement Desensitization Reprocessing).
L’EMDR è una tecnica psicoterapeutica volta a desensibilizzare i ricordi traumatici del paziente così da integrarli nella rete neurale di conoscenze e informazioni. La metodologia sfrutta i movimenti oculari e altre forme di stimolazione per attenuare la carica emotiva negativa delle esperienze traumatiche e stressanti.
L’EMDR, abbinato alla psicoterapia, risulta essere senz’altro lo strumento più valido e maggiormente consigliato laddove sussista una diagnosi conclamata.
Il primo passo resta però la consapevolezza e la forza di chiedere aiuto di fronte a queste situazioni. Il parto traumatico è molto più comune di quel che si crede, e questo significa che non siamo sole ad affrontare questa condizione che, per le donne, rappresenta un grande ostacolo alla loro emotività e integrità psicologica.
Noi ci saremo sempre, pronti a tendere la mano alle madri che hanno bisogno di elaborare questa esperienza traumatica.